sabato 3 settembre 2011

Quando i fatti smentiscono le accuse e tredici

Ho trovato una serie di articoli curiosi, che desidero proporvi, pubblicandoli tal quali, senza necessità di ulteriori elaborazioni, un messaggio chiaro per coloro che sono ancora all'interno di sette o gruppi spirituali, ma anche e soprattutto per chi ha la smania di viversi quel tipo di realtà per essere a contatto con una divinità, perché vuole condividere i propri sentimenti di amore universale. Tutto ciò lo si può fare comodamente da casa propria, non è necessario rinunciare alla propria vita, alla propria famiglia, alle proprie amicizie, se il sentimento che vi muove verso questi gruppi trappola è aiutare il mondo, lo potete fare cominciando a comunicare le vostre sensazioni a chi vi sta vicino, amici, parenti, familiari, se è vero ciò che sostenete avrete successo, altrimenti fate qualcos'altro. Il mondo non ha bisogno della nostra azione per la sua salvezza, siamo noi in pericolo di estinzione non il pianeta! Meditate! Meditate!Meditate! L'ho affermato tre volte, così è Rituale!
Tecniche di persuasione e meccanismi di induzione

In seguito alla dichiarazione di incostituzionalità del delitto di plagio, il dibattito scientifico e culturale, ha stimolato molte ulteriori querelle ed approfondimenti. Nel mondo accademico e di ricerca si sono sviluppate due posizioni riguardo l’esistenza o meno del condizionamento mentale all’interno dei nuovi culti: c’è chi nega totalmente tale possibilità e c’è chi la afferma senza eccezioni. Non pochi ricercatori, però, hanno mostrato interesse specifico sulle attività delle sette religiose, spirituali, esoteriche, politiche, … nel presupposto che esse pratichino una sorta di lavaggio del cervello ai malcapitati con cui entrano in contatto.
L’espressione lavaggio del cervello, di dubbio valore scientifico, fu coniata dal giornalista statunitense Edward Hunter nel 1951, durante la guerra di Corea. Egli accusava i Cinesi di utilizzare con i loro prigionieri questa tattica, che consisteva nell’isolamento dell’individuo, nel suo totale controllo, nell’indebolimento fisico e mentale (dovuto al poco sonno e alla scarsa alimentazione), nel suscitare sensi di colpa e attacchi ai suoi sistemi di valori. Aderire, dunque, ai nuovi sistemi di valori, rappresentava per i prigionieri, una liberazione.
Edgar Schein (1956), nel suo libro Coercive Persuasion, definì tale metodologia persuasione coatta. Basandosi sulle sue ricerche concluse che il processo di persuasione coatta comportava tre fasi:
Decongelamento, consistente nella rottura dello schema di fede e di comportamento che costituisce l’identità della persona; Modifica, corrispondente al processo di indottrinamento vero e proprio; Ricongelamento, che attraverso l’uso di tecniche di ricostruzione e rinforzo produce una nuova identità[1]. Leon Festinger (1957)[2] propose il suo modello della Dissonanza Cognitiva, per spiegare come avvenisse l’adesione
incondizionata all’ideologia di un gruppo. Secondo Festinger l’organismo umano presenta la tendenza a stabilire armonia e coerenza tra le sue opinioni, atteggiamenti, conoscenze e valori. Pertanto in presenza di una dissonanza fra due elementi, l’individuo proverà un disagio psichico e reagirà tentando di ridurla, evitando situazioni o conoscenze che potrebbero aumentarla, al fine di ottenere la consonanza. Ogni componente ha una notevole influenza sulle altre; modificando una, anche le altre tenderanno a cambiare: se si riesce, perciò, a cambiare il comportamento di una persona, di conseguenza cambieranno i suoi pensieri e i suoi sentimenti per minimizzare la dissonanza creatasi. Il risultato, secondo Festinger, sarà la costituzione di una nuova personalità. Un esempio ci viene fornito da uno dei suoi studi su una setta che attendeva la fine del mondo. Il gruppo era capeggiato da una veggente che sosteneva avere contatti con i ‘Guardiani’ dello spazio profondo, i quali tramite lei avevano comunicato che di lì a poco si sarebbe verificata una inondazione distruttiva. Solo i veri fedeli avrebbero potuto salvarsi, grazie a dei dischi volanti che alla mezzanotte del giorno prefissato, sarebbero venuti a soccorrerli. Il gruppo, dietro suggerimento della fondatrice, aveva iniziato una forte propaganda dell’imminente distruzione, tramite i media a disposizione, e spesso si riuniva a pregare. Il Giorno del Giudizio i membri si riunirono tutti in attesa del cataclisma annunciato. La tensione cresceva sempre più e intanto il tempo passava, ma non giungevano né i dischi volanti né i segni della distruzione. Alla fine la leader della setta ricevette un ulteriore messaggio dai ‘Guardiani’: il mondo era salvo come premio per la fiducia dei fedeli. Vi furono lacrime di gioia, abbracci e inneggiamenti e i credenti divennero più fedeli che mai (Festinger, 1956). Visto il fallimento della profezia così precisa, ci si sarebbe aspettati l’opposto. Ma la teoria della dissonanza cognitiva
spiega che se gli adepti avessero abbandonato la convinzione dell’esistenza dei Guardiani e dei loro messaggi, avrebbero dovuto accettare una dissonanza dolorosa tra lo scetticismo attuale e le sue precedenti credenze e azioni. Alcuni membri della setta, avevano perso affetti, lavoro, risparmi, per seguire quella ideologia e l’ammissione di un fallimento avrebbe potuto creare dei forti problemi in se stessi. La dissonanza quindi fu ridotta di significato con il credere del nuovo messaggio che sosteneva la convinzione originale. Questa era una soluzione più comoda ed efficace per il mantenimento della propria stima. E dal momento che altri membri della setta l’aveva accettata senza indugio, la convinzione venne addirittura rafforzata.
Negli anni ’90 uno psicologo americano, Steven Hassan[3] ha parlato di Controllo Mentale, quale definizione che meglio spiega le varie pressioni sociali cui quotidianamente si è sottoposti. Alcuni condizionamenti sono positivi, mentre altri sottili e distruttivi. Questi ultimi minano l’integrità dell’individuo. Il controllo mentale viene ottenuto quando un soggetto viene immerso in un nuovo sistema di credenze, dove per funzionare, deve rimuovere la sua vecchia identità a favore di una nuova, più confacente a quella del nuovo gruppo di
appartenenza. Secondo Hassan il controllo mentale non implica alcun abuso fisico, per lo meno evidente, ma utilizza modalità sottili e sofisticate. Chi lo pratica è inoltre vissuto dalla vittima come un amico, perciò i personali meccanismi di difesa non sono messi in atto. Tale metodo, costituito da una serie di tecniche, può non solo servire a coinvolgere un individuo all’interno di un gruppo o all’accettazione di una nuova visione della vita, ma può servire ad esercitare su di lui pressioni e abusi a vari livelli. Un primo livello di abuso risulta essere la confusione indotta nel soggetto sul proprio Self. Difatti il neofita necessità di riferimenti esterni per l’approvazione dei propri bisogni e necessità, perdendo così contatti con il suo essere più profondo.
In molti gruppi settari l’adepto addirittura deve chiedere il permesso al guru o al suo supervisore di turno, per qualsiasi cosa debba fare, persino andare dal proprio medico. Un secondo livello di abuso consiste nella perdita del pensiero critico, al controllo delle emozioni e dei propri desideri da parte del neofita. Quest’ultimo inizia a manifestare i primi segni di cambiamento di personalità. Ogni singola espressione e controllata e direzionata a seconda delle esigenze del gruppo. Nello stesso tempo molti adepti fanno l’esperienza di
depressione e di stress per il continuo controllare e adeguarsi alle situazioni richieste dall’esterno.
Tutti coloro che si sono avvicinati ad un parente o amico aderente ad un gruppo settario, sono concordi col dire che il loro caro, durante le poche conversazioni con loro, è come se mettesse un disco a ripetizione, eludendo tutte le domande o gli stimoli che portano ad un pensiero critico. Vari esperimenti di psicologia sociale hanno dimostrato che l’essenza dell’obbedienza consiste nel fatto che una persona
giunge a vedere se stessa come strumento utile per portare avanti i desideri di un altro individuo e quindi non si consideri più responsabile.Spesse volte sono stati distribuiti test di obbedienza all’autorità, soprattutto durante gli studi dell’ultima guerra mondiale, quando si è cercato di comprendere perché persone normalissime prima dell’avvento di Hitler, abbiano poi dato appoggio incondizionato alle leggi di sterminio di massa.Dopo questi studi si è compreso che una delle caratteristiche presenti maggiormente nelle persone condizionate è la deresponsabilizzazione del proprio comportamento, a favore dell’obbedienza incondizionata e fideistica al leader del gruppo al quale si attribuiscono poteri divini o pretese legittime per la salvezza dell’umanità. Infine il controllo della persona diviene totale. La vittima diventa così confusa da perdere completamente il controllo di se stessa e della situazione, sino a poter commettere azioni etero ed auto aggressive.
Tratto Da 'Controllo mentale e reati: quando le sette diventano organizzazioni criminali' di Lorita Tinelli (1999) Tesina presentata al Dipartimento di Criminologia Genrale e Penitenziaria. Relatore Prof. Oronzo Greco
[1] Keiser & Keiser (Traduzione di Adriana Fornasiero e Stefania Francesconi) L’Anatomia dell’illusione: culti religiosi e persuasione distruttiva, Pro Manoscripto, 1989
[2] Festinger L., A Theory of Cognitive Dissonance, Stanford University, Press, 1957
[3] Hassan Steven, Combatting cult mind control, Park Street Press, Rochester-Vermont, 1990 – Oppure ed. italiana – Mentalmente liberi, Avverbi Edizioni, Roma, 1999

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