LEGGERE MOLTO AIUTA
A NON DIVENIRE
SUCCUBI DI FALSI PROFETI
E FALSI DEI
Cari ragazzi che leggete questi post, cercate di essere critici, non permettete che il buonismo annulli la vostra sete di giustizia, di amore, non confondete un percorso individuale per la vera ed unica via. Nel mondo ci sono un numero talmente elevato di queste vie spirituali che ognuna pensa di avere accesso alla sola unica verità, proprio come la vostra scuola di meditazione. Come è possibile ciò? Eppure dal vostro punto di vista siete i migliori, solo dal vostro però, domandatevi perché dagli anni settanta hanno proliferato tanti gruppi nel mondo. Esprimete i dubbi sono la sola vostra fonte di salvezza, il dubbio è vera crescita spirituale.
MOVIMENTI
RELIGIOSI ALTERNATIVI
Il
testo che segue è tratto dal libro di A. Aveta e S. Pollina,
intitolato "MOVIMENTI RELIGIOSI ALTERNATIVI: effetti
dell'adesione e motivi dell'abbandono", pubblicato dalla
Libreria Editrice Vaticana nel 1998.
I
rischi dell'intolleranza
Elia
Wiesel, premio Nobel per la pace, ha scritto: "L'intolleranza è
vicina all'odio che è spesso irrazionale, impulsivo, nero, sornione.
La sua cupa potenza fa appello a ciò che vi è di distruttivo nella
persona umana. Il suo ritmo è rapido e il suo progresso
implacabile.... L' odio è capace di produrre null'altro che odio e
intolleranza null'altro che bruttezza e ignoranza. ... Praticando
l'esclusione a tutti i livelli, il fanatico si considera come il solo
detentore della verità e della salvezza ed è per questo che esige
il potere di mettere le sue idee in pratica, di imporsi, di dominare.
E' il fanatico che decide quando offrire la salvezza, a chi e come.
Non tollera alcuna parola che non sia sottoposta alla sua, nessun
pensiero che non porti il marchio del suo. Rifiutando ogni dialogo,
non sa fare altro che monologhi ripetendosi, divenendo così un
ostacolo maggiore, ritardando ogni progetto culturale, ogni ambizione
civilizzatrice, ogni esperienza spirituale". In varie nazioni i
tribunali si sono trovati di fronte a casi sempre più numerosi di
conflitto tra i diritti individuali di libertà e le libertà dei
gruppi di appartenenza. Da più parti, sempre più frequentemente,
molti si chiedono se i riti e le pratiche - collettivi o individuali
- di alcuni di questi movimenti siano contrari all'ordine pubblico e
giustifichino ingerenze dello Stato finalizzate ad accertare che al
loro interno non vengano violati i diritti fondamentali dei cittadini
o le leggi; se questi gruppi, così diversi da quelli più noti che
si rifanno alla tradizione cristiana, possano beneficiare
dell'attribuzione di movimenti religiosi o se si debba tenerli
distinti a motivo di un insieme molto vasto di credenze e pratiche le
quali, pur avendo qualche attinenza con il religioso,non sono
strettamente religiose. E' opportuno, pertanto, spendere qualche
parola su cosa intendiamo per "religione". Riferendoci alla
funzione che ogni specie di religione ritiene fondamentale, è
evidente che una religione è una credenza in una garanzia
soprannaturale offerta all'uomo per la sua salvezza, nonchè un
insieme di tecniche tese ad ottenere o conservare tale garanzia.
Dunque un movimento può essere definito religioso, quando in esso è
presente almeno uno degli elementi menzionati (esistenza e ricerca di
una salvezza). Il peso della responsabilità E' abbastanza diffuso il
rifiuto di assumersi la responsabilità del proprio comportamento,
per il fatto che si vorrebbero evitare le possibili conseguenze
spiacevoli di tale comportamento: ogni volta che si cerca di
sottrarsi alle responsabilità dei propri atti, ci si sforza pure di
accollarle a qualcun altro (sia questi un individuo o
un'istituzione); ma così facendo si rimette a questo ogni proprio
potere. Perciò Erich Fromm ha intitolato appropriatamente "Fuga
dalla libertà" il suo studio su nazismo ed autoritarismo: per
sfuggire al peso delle responsabilità milioni di persone si trovano
quotidianamente a fuggire dalla libertà. Al contrario, la vita non è
altro che una serie di scelte e di decisioni personali: se si è
capaci di accettare questo fatto, si diventa una persona libera.
Quanto più chiaramente si riesce a vedere la realtà del mondo,
tanto più facilmente se ne potranno affrontare le difficoltà e le
insidie. Ognuno di noi - che lo ammetta o no - ha un bisogno di
dipendenza: tutti vorremmo essere trattati come bambini, nutriti e
accuditi da persone più forti di noi che abbiano veramente a cuore
il nostro benessere; come fanno rilevare psichiatri e psicologi,
anche se siamo persone forti, adulte e responsabili, guardando bene
in noi stessi scopriremo di desiderare che, almeno "una tantum",
qualcun altro si prenda cura di noi. Tuttavia, non bisogna confondere
questo senso o bisogno di dipendenza con la dipendenza vera e
propria; come afferma il noto psichiatra M. Scott Peck, la dipendenza
è l'incapacità di sentirsi completi senza la costante presenza di
qualcuno che ci vuol bene. Nell'adulto fisicamente sano la dipendenza
è patologica - sempre cioè la manifestazione di una turba psichica.
Questo tipo di persona non si sente mai completamente realizzato e
prova un costante senso di insoddisfazione. E' chiaro che costoro, la
cui vita è dominata dal desiderio di dipendenza, poichè soffrono di
ciò che gli psichiatri definiscono turbe da personalità
passivamente dipendente, sono i più probabili candidati
all'affiliazione a un qualsiasi movimento religioso alternativo, in
particolare a quelli comunemente definiti sette distruttive. Perchè?
Poichè a loro non importa da chi dipendono, è solo sufficiente
dipendere da qualcuno: vogliono solo che qualcuno fornisca loro una
identità, non importa quale; per questo le loro relazioni con il
prossimo, anche se possono apparire drammatiche nella loro intensità,
sono in realtà molto superficiali. Infatti, qualsiasi cosa facciano
tali persone passivamente dipendenti, il loro scopo resta sempre
quello di assicurarsi l'affetto e il sostegno altrui. Qual'è,
secondo gli esperti, la causa principale di questa dipendenza
passiva? La mancanza d'amore. Scrive, infatti, M. Scott Peck:
"L'intimo senso di vuoto che affligge le persone passivamente
dipendenti è la diretta conseguenza dell'incapacità dei genitori di
appagare il bisogno d'affetto, di attenzioni e di cure dei figli
durante l'infanzia. Nel contesto di un movimento religioso
alternativo la dipendenza può essere scambiata per amore in quanto
induce le persone ad aggrapparsi l'una all'altra, ma in realtà non è
amore; è una specie di anti-amore, ha le sue radici nell'incapacità
di amore dei genitori e perpetua tale incapacità favorisce
l'infantilismo piuttosto che la crescita, distrugge i rapporti fra le
persone anzichè promuoverli e distrugge le persone stesse. Un'altra
caratteristica delle persone dipendenti è quella di non preoccuparsi
affatto della propria crescita spirituale. Il viaggio verso la
crescita spirituale esige coraggio, iniziativa, autonomia di pensiero
e d'azione; la grazia di Dio e la Sua Parola ci assistono, ma il
viaggio dobbiamo compierlo da soli: nessun guru può accompagnarci
fino alla meta, nè esistono formule o rituali che possano abbreviare
il cammino. Nessun insegnamento settario può sollevare il
viaggiatore dal duro compito di scegliere con cautela la via da
seguire e di trovare faticosamente la strada che, attraverso le
particolari vicende della propria vita, lo condurrà a rapportare il
proprio io individuale con Dio.
Il
Mito del successo
Spesso
leggiamo dichiarazioni di esponenti di movimenti religiosi
alternativi in cui si enfatizza il miglioramento delle condizioni
psichiche degli affiliati rispetto allo stato di salute precedente
all'adesione al movimento; per quanto possa sembrare sorprendente,
anche studiosi della psicologia dei movimenti religiosi alternativi
ammettono: "Il benessere psichico non è prodotto dal
soddisfacimento delle pulsioni, ma dipende in modo determinante dal
senso che viene dato tanto alle esperienze positive, quanto a quelle
negative. Molti nuovi movimenti religiosi hanno successo,
probabilmente, proprio perchè riescono a rispondere all'esigenza di
dare un senso alla propria esistenza di molti giovani, per i quali i
modelli della società moderna hanno perso attrattiva". Infatti
le azioni e le esperienze personali - come le difficoltà quotidiane,
i sacrifici e le sofferenze che inevitabilmente accompagnano
l'esistenza di ognuno acquistano un senso in relazione ai principi
che ispirano il gruppo, quindi possono essere considerate come un
contributo al bene comune o, meglio, a ciò che si considera tale. E'
possibile che il disturbo emozionale causato dagli eventi
traumatizzanti della vita sia lenito dall'effetto sollievo operante
nei movimenti religiosi alternativi: l'angoscia causata da tali
eventi sarebbe bilanciata dal supporto emozionale derivante
dall'impegno nel gruppo; in altre parole, più uno si sente
strettamente associato, più può collocare le esperienze distruttive
nella prospettiva dell'ideologia del movimento e quindi evitare un
senso di sconforto, addirittura, di disperazione. L'affiliazione al
movimento agisce da equilibratore degli effetti di eventi
traumatizzanti; per alcuni il movimento offre un "oggetto"
alternativo per i propri bisogni di dipendenza e una via per non
dover gestire la propria vita. La creazione dell'angoscia e il citato
elemento equilibratore sono alla base del cosiddetto effetto pinza:
gli adepti intuiscono implicitamente che il sollievo dall'angoscia è
dato dal loro legame con il movimento e ad esso si rivolgono per
avere conforto quando devono affrontare traumatizzanti esperienze di
vita; paradossalmente la loro adesione ai dettami del movimento li
porta a conformarsi ulteriormente a richieste potenzialmente
traumatizzanti. In tal modo il gruppo crea angoscia e
contemporaneamente la toglie al prezzo di una sempre crescente
obbedienza. In genere le reazioni sociali nei confronti dei movimenti
religiosi alternativi si basano non tanto sulle loro credenze quanto
sui loro modelli di comportamento e sulle loro relazioni con la
società. Ecco perchè tali movimenti religiosi alternativi
attribuiscono fondamentale importanza alla propaganda di facciata da
presentare agli estranei. Da questo impegno pubblicitario nascono i
miti e sarà nostro impegno sfatare alcuni di tali miti.La nostra
società è caratterizzata dall'apparire più che dall'essere:
bisogna impressionare gli interlocutori apparendo ai loro occhi più
dotati, esperti e competenti rispetto alla realtà. Si tratta di una
caratteristica di cui a lungo si è discusso e che ha tanti
detrattori quanti sostenitori. In questo contesto i movimenti
religiosi alternativi hanno subito compreso i notevoli vantaggi
derivanti da una propaganda impostata sulle apparenze e la sfruttano
con efficacia. Di norma, i seguaci di un movimento religioso
alternativo sono caratterizzati dai seguenti elementi
psicologici:hanno un sistema comune di fede e attribuiscono un potere
carismatico - a volte divino - alla dirigenza del movimento; -
dimostrano un elevato livello di coesione sociale - sono fortemente
influenzati dalle norme di comportamento del movimento. Come si vive
in un movimento religioso alternativo? La tendenza ad aggregarsi a
gruppi sociali è evidente nelle culture più diverse e nasce dai
vantaggi che un gruppo offre nel soddisfare i bisogni giornalieri e
nel lottare contro le avversità. L'attrazione per movimenti
religiosi alternativi molto compatti è tale da indurre gli adepti ad
esporsi a molti rischi per fedeltà al gruppo: compiere lunghi
periodi di duro lavoro non retribuito, esporsi al pubblico ludibrio,
rinunciare a una gravidanza, rifiutare allettanti offerte di lavoro e
trascurare la possibilità di farsi un'istruzione superiore, evasione
dalla realtà. Chi entra a far parte di un movimento religioso
alternativo rinuncia alla possibilità di prendere decisioni autonome
e aderisce alle norme del gruppo, cosa che potrebbe contrastare con i
suoi bisogni di adattamento. Allora quale meccanismo psicologico fa
scattare la tendenza all'affiliazione? Quando le persone si fanno
coinvolgere in un movimento religioso alternativo, si realizza un
rapporto inverso fra i loro sentimenti di disturbo emozionale e il
grado di affiliazione al gruppo. La capacità d'impegno individuale
verso il gruppo è mediata dal sollievo da disturbi nevrotici, un
sollievo che i proseliti provano con l'affiliazione e con la costante
appartenenza al gruppo; più vi si sentono legati, meno angoscia
provano. Al contrario, se si distaccano un po' dal gruppo, essi
vengono indotti a tornarvi a motivo dell'aumentata angoscia che
avvertono. Un adepto diventa simile a una cavia di un esperimento di
condizionamento. Grazie alla facilità con cui si può esercitare il
controllo del gruppo, le fantasie di un leader si traducono in azioni
rituali che, sebbene bizzarre e nocive, hanno un senso all'interno
del delirante sistema del gruppo. Interagendo con i seguaci, il
leader si convince sempre più del "grandioso" ruolo
attribuitogli, ciò può indurlo a pretendere dagli adepti
prestazioni che per gli estranei sono illegali; il gruppo può anche
attribuire uno speciale significato agli avvenimenti e al linguaggio
quotidiani. Il sistema sociale settario, come tutti i sistemi
sociali, ha specifiche funzioni capaci di proteggerne l'integrità di
realizzarne gli obiettivi; esse sono: trasformazione, controllo,
retroazione controllo del confine. La trasformazione è la funzione
che consente al gruppo di perseguire il suo obiettivo primario, cioè
la definizione della propria identità. E' per questa identità che
gli adepti si dedicano all'attività di proselitismo. L'impegno al
proselitismo garantisce più consistenza e più forza al gruppo e
conferisce pure legittimità all'ideologia propria del gruppo,
rafforzando quindi l'impegno degli affiliati veterani. Da una parte
il gruppo è fortemente seducente nel suo tentativo di attirare nuovi
adepti, dall'altro esso chiede la rottura dei precedenti legami
sociali e una modificazione nella visione del mondo, propria del
convertito. Così, quando tutte le risorse del gruppo si concentrano
sull'individuo, è notevole il potenziale per lacerare il tessuto
della sua stabilità psicologica: potrebbero derivarne sintomi di
disagio psichico in persone con nessun precedente di disturbi mentali
o d'instabilità psichica. Ogni seguace incontrato da chi sta per
convertirsi contribuisce alla indiscutibile affermazione della
giustezza della posizione del gruppo, accrescendone quindi la
capacità di trasformare il proselito. Per operare efficacemente, un
sistema settario deve pure osservare e regolare le azioni dei suoi
componenti, al fine di garantire che le loro attività siano
adeguatamente eseguite e coordinate. Ciò costituisce la sua funzione
di controllo. Tale controllo è fondamentale per ogni sistema al fine
di garantire l'efficace attuazione del suo compito primario: il
sistema deve avere un apparato per controllare i propri componenti.
Infatti è proprio grazie all'efficacia del controllo all'interno di
un movimento religioso alternativo che anche il più bizzarro
rovesciamento di prospettiva della realtà dei fatti viene accettato
senza discutere. Queste difese psicologiche proteggono la "cultura"
del gruppo da idee inaccettabili, anche se si tratta di "verità"
prodotte dallo stesso movimento ma ritenute sorpassate: tali "verità"
vengono spesso ignorate in blocco negandole, dimenticandole
attraverso la rimozione o distorcendole attraverso la
razionalizzazione. Il palese fallimento di tali "verità"
obsolete viene negato perchè espone i vertici del gruppo a dubbi e
causa demoralizzazione, pertanto i fatti e le dichiarazioni ufficiali
vengono efficacemente manipolati per mantenere la stabilità interna
del gruppo. In un movimento religioso alternativo anche il ricorso a
concetti e a espressioni gergali speciali può contribuire,
consciamente o inconsciamente, a isolare e tenere separato chi è
affiliato da chi non lo è; infatti la lingua viene adoperata per
definire, o meglio ridefinire, la realtà. E' chiaro che in un
sistema sociale il controllo viene effettuato più facilmente quando
esiste una collaborazione volontaria fra chi esercita tale controllo
e chi viene guidato; infatti è meglio se i controllati accettano la
guida senza decisione cosciente e, dato che il meccanismo difensivo
d'identificazione opera in maniera inconscia, quelli che adottano gli
atteggiamenti dei loro capi lo fanno senza riflettere sulla saggezza
delle proprie azioni. Ci sono sempre state persone che ritengono che
il loro impegno nei confronti di Dio debba prevalere su tutti gli
altri interessi; comunque la raccomandazione più importante da fare
ai familiari e agli amici di un affiliato a un movimento religioso
alternativo è quella di continuare a tenersi in contatto con lui. E'
vero, conservare i rapporti con un siffatto adepto può risultare
molto difficile, tuttavia dargli ultimatum (del tipo: "o noi o
il movimento") non è consigliabile anche quando è evidente che
i problemi di relazione sono dovuti principalmente al movimento.
Soprattutto in queste circostanze è fondamentale che parenti e amici
chiariscano esplicitamente che continuano a rispettare e amare il
loro caro e che intendono conservare uno stretto rapporto con lui. Si
sa che è decisamente frustrante scoprire che argomentazioni
ragionevoli non vengono
prese
in considerazione da un proprio caro o avere le prove che il
movimento gli impedisce di far valutare con serenità le proprie
ragioni; tuttavia, per quanto frustrati o arrabbiati si sentano,
parenti e amici dovrebbero evitare che le loro comprensibili emozioni
li inducano a parlare o agire in un modo che l' adepto possa
interpretare come irragionevolmente intollerante offrendogli il
destro per dare ragione al movimento che ha intimato all'adepto di
diffidare delle iniziative di parenti e amici. Di solito è facile
dire al convertito: "Non aderire!", o: "Escine!",
oppure rinfacciare all'adepto cosa c'è di sbagliato nel movimento
cui ha aderito; cosa ben più faticosa è stare ad ascoltare che cosa
egli vi trovi di attraente. Capire non significa necessariamente
approvare: ascolto non implica la condivisione dello stile di vita o
delle "verità" proposti dal movimento, ma richiede il
rifiuto di un approccio cinico e sprezzante della "fede"
scoperta dall'adepto; nè l'ascolto impone di tacere sul fatto che il
movimento a cui la persona cara è interessata, o a cui ha aderito,
può esigere molti più soldi o impegno di quanto appaia a prima
vista o su altre specifiche preoccupazioni: se esistono veri motivi
di preoccupazione, è necessario presentarli alla persona il più
presto possibile, con calma e precisione; evitate le vaghe
generalizzazioni; ripetere informazioni sensazionalistiche senza
averle verificate come autentiche può solo contribuire a confermare
nella mente dell'quote adepto l'idea che dall' esterno la gente
distorca la verità per fini malevoli. In definitiva, uno degli
obiettivi primari di questo ascolto consiste nel rendersi conto che
l'affiliato non abbia perso, o non corra il rischio di perdere, il
suo senso di responsabilità individuale. Infatti, per certe persone
il fatto di abbandonarsi tra le braccia del movimento può comportare
la rimozione o la soppressione della percezione di sè come individui
con diritti e responsabilità.
Riflessioni
conclusive
Quali
prospettive hanno gli affiliati ai movimenti religiosi alternativi di
uscirne? Perché tanti possono testimoniare di essersi liberati dal
condizionamento mentale esercitato su loro dai movimenti religiosi
alternativi? Cosa accade nella mente di un adepto che lo induce a
staccarsene? In estrema sintesi potremmo affermare che molto spesso
gli affiliati abbandonano i movimenti religiosi alternativi perché
si rendono conto che questi sono semplicemente dei gruppi e non delle
vere e proprie comunità. E' evidente quindi che il più grande
nemico di una comunità l'esclusività settaria; come ha osservato
qualcuno, la comunità è "un gruppo che ha imparato a
trascendere le proprie differenze individuali", pertanto
un'organizzazione eccessivamente strutturata è l'antitesi di una
comunità. In un movimento religioso alternativo, dove l'esigenza di
"restare uniti" è decisamente pressante, l'abbandono
comporta il rifiuto della missione trascendente attribuita ai vertici
del gruppo e un fardello di esami di coscienza e di sensi di colpa:
gli affiliati giungono a decidere per l'abbandono in un certo lasso
di tempo mentre continuano a vivere all'interno del movimento. Chi
abbandona i movimenti religiosi alternativi è indotto a rendersi
conto che, contrariamente a quanto potrebbe sembrare, una vita
equilibrata difficilmente è caratterizzata dall'assenza di crisi;
l'equilibrio psicologico di un individuo dipende invece dalla
rapidità con la quale egli è capace di reagire alle crisi. Nel
processo di formazione di una comunità i suoi membri imparano ad
abbandonare schieramenti e fazioni, imparano ad ascoltarsi e a
capirsi l'un l'altro, rispettano gli uni i "doni" degli
altri e accettano reciprocamente i rispettivi limiti. Questo non
significa che una comunità sia sempre pacifica nel senso comune del
termine, anzi a volte i suoi membri si confrontano anche duramente,
tuttavia si tratta di uno scontro costruttivo perchè basato
sull'amore. Una comunità non nasce grazie agli ordini di un capo
autoritario, nella comunità si impara pure ad arrendersi e a capire
che spesso la vita non è un problema da risolvere, ma un mistero da
vivere. Pertanto, affinchè un gruppo si trasformi in una comunità,
occorre un notevole grado di impegno e perchè essa continui a
vivere, deve fondarsi su un nucleo di persone che le si dedichino
senza riserve. La comunità non risolve il problema del pluralismo
cancellando la diversità, al contrario essa accoglie ogni punto di
vista, ingloba gli opposti, ricerca la diversità. In una vera
comunità si arriva alle decisioni solo attraverso il consenso:
essere pienamente consapevoli della varietà umana significa
riconoscere la nostra dipendenza reciproca. Chi si propone come fine
la ricerca della felicità, molto facilmente non la trova. Chi invece
cerca di creare e amare senza badare a ciò che ne avrà in cambio,
spesso si trova a essere felice per buona parte della sua vita.
ILoveLucy