lunedì 3 dicembre 2012

UTOPIALANDIA 2

    Ecovillaggi: vivere diversamente


Questo il titolo di un articolo sul web che narra diversi modi di vivere. Questo genere di titoli sono le esche per attrarre e affascinare i curiosi, gli ingenui, quelli sempre troppo buoni, i sognatori, come lo stato io.
Si trovano anche nelle loro brochure patinate e nei siti web, anche se non si capisce perché se uno deve vivere a contatto della natura o con spirito ecologico debba per forza possedere un computer ed una linea internet. Questa contraddizione lo è solo superficialmente, il sistema di marketing di provata efficacia dei gruppi spirituali ha ormai abbandonato da anni l'aspetto trasandato degli Hippie, le strategie di mercato per far arricchire queste assurde realtà, puntano su prodotti di nicchia, cui l'eco ridondante di un presunto stile di vita in armonia con la natura fa di solito vendere molto meglio.
A questo punto c'è da domandarsi cosa resta del sogno Hippie, quello della rivolta giovanile, dello scontro generazionale, dell'ideale comunista che si sovrapponeva bene a quello comunitario, che desiderava cioè materializzare quel sogno. In fondo ognuno di noi sente la necessità di trovare qualcosa di speciale, solo per noi, qualcosa che ci coccoli...ed ecco che si apre un mondo, il magico mondo delle comunità spirituali, ecologiche ect. un fornito teatrino di sceneggiature solo per ostentare una fede diversa o la vita contadina. 
Insomma il rischio è grande, perché con la scusa di fornire modelli nuovi di socialità, queste persone preferiscono isolarsi invece che aprire un dialogo, estremizzare la loro presunta diversità, per distaccarsi idealmente dal mondo comune secondo la loro idea. Insomma assomiglia più ad un processo di separazione che un contesto di scambio e reciprocità. Ciò che si preferisce tacere, o diamo ingenuamente per scontato è il mancato rispetto della dignità umana e della libertà di pensiero, infatti in molte di queste realtà la cui "struttura sociale" è complessa, si abusa della manodopera, che in un normale contesto sociale sarebbe lavoro nero, mentre in queste realtà utopiche lo si definisce lavoro devozionale o volontario. Spesso le persone che rivestono incarichi di servizio presso la comunità, non sono inquadrate professionalmente e la loro paga è sufficiente appena a pagare tutte le spese che servono per vivere dentro a queste comunità. Ciò significa che se decidi di non fare più parte di quella comunità, avrai perso anni di contributi che nessuno ti restituirà più e non potrai fare affidamento su risparmi che non hai mai potuto mettere assieme nel tempo.
Se questo è il significato del vivere diversamente, bisognerà che le Istituzioni dello Stato e quelle Ecclesiastiche si preoccupino maggiormente di questo fenomeno ed agiscano di conseguenza.

TESTO TRATTO DAL SITO: http://www.villaggioverde.org/

"Il Villaggio Verde di Cavallirio (NO) è un progetto di eco-villaggio ideato agli inizi degli anni ’80 daBernardino del Boca, noto utopista e spiritualista, nonché artista, antropologo e filosofo, fondatore della Casa Editrice “L’Età dell’Acquario” e dell’omonima rivista bimestrale, scomparso nel 2001. Egli lo propose come centro sperimentale per l’evoluzione della coscienza della Nuova Era, un libero laboratorio del vivere secondo i valori teosofico – acquariani, ricercando l’armonia con sé stessi, gli altri e la natura. Il Villaggio Verde è una sperimentazione fatta da persone che hanno svolto o svolgono nella società attività diverse, occupando anche posti di responsabilità, al fine di proporre un modello di vita che si contrappone a quello frenetico e inquinante delle città. Tale progetto prevede la creazione di un villaggio il più possibile autosufficiente e sostenibile, formato da nuclei famigliari autonomi dal punto di vista organizzativo ed economico, ma con numerosi spazi, momenti e risorse collettive. Non vi è una ispirazione politica o religiosa prevalente, né una regolamentazione rigida: ognuno è libero di partecipare o meno alle attività comuni secondo i suoi bisogni ed inclinazioni. Le decisioni sono prese a maggioranza, ma si cerca comunque di raggiungere, e quasi sempre si ottiene, il consenso unanime."

E' possibile per una persona riuscire ad esprimere tutti i buoni proponimenti letti nel trafiletto sopra, isolandosi dalla società, all'interno di una comune/comunità?
Può un semplice cittadino aderire a quelle iniziative  all'interno di una società complessa come quella Italiana, pur mantenendo la sua integrità lavorativa e familiare e religiosa?
Può considerarsi questo atteggiamento di ostentato perbenismo comunitario come  una patologia? oppure da un punto di vista di marketing come sopracitato una forma sottile di autopromozione e pubblicità? 
Continua...